DOMENICO PISANA svolge attività di formazione.
Dall’anno scolastico 2009/2010 è stato distaccato dal Ministero dell’Istruzione, Università e ricerca presso l’ADR, Ente di formazione professionale accreditato al MIUR, ove svolge la funzione di docente formatore degli insegnanti di religione e di Direttore dei corsi organizzati dall’Ente. Queste le principali tappe della sua attività.
La nuova identità della scuola a 10 anni dall’introduzione dell’autonomia scolastica: L’Irc tra cambiamenti, sperimentazioni ed emergenze educative.
In collaborazione con il CQIA, Centro Ateneo per la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento dell’UNIVERSITA’ DI BERGAMO – 27 Ottobre 2009 – Centro Mons. Carraro – VERONA
Scuola e sfide culturali tra interreligiosità, disposizione legislative ed emergenze . 30 novembre 2009 – Centro “Le Ciminiere” – CATANIA
PISA, 14 dicembre 2009 In collaborazione con il CQIA, Centro Ateneo per la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento dell’UNIVERSITA’ DI BERGAMO L’IDENTITA’ PROFESSIONALE DEL DOCENTE DI RELIGIONE TRA QUALITA’ E FLESSIBILITA’ DELL’INSEGNAMENTO, CONFESSIONALITA’ E LAICITA’

L’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE NEL QUADRO DELLA RIFORMA GELMINI: NUOVI ORIZZONTI EDUCATIVI E DISPOSIZIONI LEGISLATIVE , 18 gennaio 2010 – “Sala Gemito” – NAPOLI
L’IRC NELLA SCUOLA DELL’AUTONOMIA TRA SFIDE EDUCATIVE INNOVAZIONE DIDATTICA E NODI GIURIDICI : Istituto “B. Mantegna” – 22 gennaio 2010 VICENZA
LA FORMAZIONE DELLA PERSONA PER UNA CULTURA DELLA VITA 20 febbraio 2010 – Liceo Ginnasio Statale “G. Siotto Pintor” - CAGLIARI
Auditorium del Museo Provinciale “Sigismondo Castromediano” in collaborazione con il CQIA dell’università di Bergamo IL CONTRIBUTO E IL RUOLO SPECIFICO DELL’IRC NELLA PROGETTAZIONE DEL SISTEMA DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE LECCE, 25 FEBBRAIO 2011
16 marzo 2010, Catania, Centro Le Ciminiere In collaborazione con il CQIA, Centro Ateneo per la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento dell’UNIVERSITA’ DI BERGAMO PROGRAMMAZIONE E METODOLOGIA DELL’IRC PER UN’EFFICACE AZIONE EDUCATIVA NELLA SCUOLA
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L’IRC NELLA SCUOLA DELLE EMERGENZE EDUCATIVE:DALL’AUTONOMIA SCOLASTICA ALLA RIFORMA GELMINI in collaborazione con il CQIA, Centro Ateneo per la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento dell’UNIVERSITA’ DI BERGAMO 20 aprile 2010 – Centro Congressi “CAVOUR” – ROMA
L’IRC di fronte al bullismo e al disagio giovanile
LO SGUARDO DELL’EDUCATORE NEL PROCESSO EDUCATIVO DELL’IRC Istituto Comprensivo Fisciano – Lancusi , SALERNO 26 ottobre 2010

LE NUOVE INDICAZIONI MINISTERIALI PER L’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA NELLA SCUOLA PRIMARIA SECONDARIA 9 novembre 2010 Liceo Linguistico e socio – psico – pedagogico – CATANZARO LIDO
PER UN’ATTIVITA’ DIDATTICA MOTIVATA: L’IRC TRA ISTRUZIONE, FORMAZIONE, COMPETENZE DISCIPLINARI E CAPACITA’ COMUNICATIVE Istituto Superiore “Bonomi-Mazzolari” – 17 novembre 2010-MANTOVA
PROFESSIONALITA’ DOCENTE TRA COMPETENZE EDUCATIVE E DINAMICHE RELAZIONALI ALLA LUCE DELLA NUOVE INDICAZIONI PER L’IRC – Istituto I.P.S.I.A “E. FERMI” – AGRIGENTO 24 Novembre 2010
L’IRC TRA COMPETENZE, OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO E ABILITA’ SECONDO LE NUOVE INDICAZIONI MINISTERIALI Napoli, Sala Gemito, 3 dicembre 2010
ESSERE DOCENTI NELLA SCUOLA DELL’AUTONOMIA: la conduzione del gruppo classe nell’ora di religione, Centro Congressi Hotel Grazia Deledda, 14 dicembre 2010 – SASSARI
COMPETENZE DIDATTICHE E METODOLOGIA DELL’IRC ALLA LUCE NUOVE INDICAZIONI MINISTERIALI: la gestione del gruppo classe nell’ora di religione – Liceo Scientifico “G. Galilei”, 18 gennaio 2011 – MODICA
DALLE NUOVE INDICAZIONI PER L’IRC ALLE APPLICAZIONI NELLA DIDATTICA – 22 Febbraio 2011- Istituto Professionale Statale “B. MONTAGNA”- VICENZA
INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE E VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE ALLA LUCE DELLE NUOVE INDICAZIONI SALA CONGRESSI “HOTEL DUOMO” PISA 17 FEBBRAIO 2011
PER UNA EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA:
L’insegnamento della religione come “spazio di senso” Sala San Francesco – Convento francescano, 2 marzo 2011 SANTA MARIA CAPUA VETERE (Caserta)
NUOVE INDICAZIONI PER L’IRC TRA DIDATTICA, COMPETENZE E OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO Istituto Tecnico Commerciale “R. Luxemburg” 28 Marzo 2011 – BOLOGNA
INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE, ARTE E WEB Convegno interregionale di Aggiornamento per docenti di religione della scuola dell’Infanzia e Primaria Centro Congressi “Cavour”,15 aprile 2011 ROMA
LA CENTRALITA’ DELLA BIBBIA NELL’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA NOTO, Seminario vescovile Novembre 2009-aprile 2010
IRC E NUOVE INDICAZIONI: DALLE COMPETENZE RELAZIONALI ALLA DIDATTICA DELL’INSEGNAMENTO RAGUSA, Direzione Mariele Ventre, Gennaio-aprile 2011
INDICAZIONI PER L’IRC NELL’AREA ANTROPOLOGICA :Educare nel nostro tempo tra inquietudini , attese e speranze Ragusa, 27 gennaio 2012
L’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE E LA RELAZIONE EDUCATIVA: Strategie educative e didattiche per la formazione della persona, Sala Meeting AC HOTEL PISA 23 febbraio 2012
LA DIDATTICA DELL’IRC CON I NUOVI MEDIA:
insegnare religione con l’uso della LIM
Istituto Superiore “Marie Curie, Garda(VR) 12 Marzo 2012
CONDUZIONE DEL GRUPPO CLASSE E LA RELAZIONE EDUCATIVA NELL’IRC: esperienze e modelli di integrazione tra didattica, psicologia e metodologia
Istituto “R. Luxemburg”, 20 marzo 2012 Bologna
A SCUOLA DI LIM: insegnare religione con le Lavagne Interattive Multimediali – Istituto Superiore “Sannino” – 29 marzo 2012 Napoli
IRC E NUOVE INDICAZIONI: DALLA RELAZIONI EDUCATIVA ALLE APPLICAZIONI DIDATTICHE. Esperienze di integrazione tra didattica, psicologia e metodologia
Istituto Tecnico Superiore “Giua” -17 aprile 2012 , Cagliari
PUBBLICAZIONI
“…Nella scuola di oggi appare certamente importante ri-comprendere radicalmente il ruolo e la funzione dell’insegnante, il quale non soltanto è chiamato a mutare la propria concezione della didattica, ma anche a rivedere la propria capacità di relazionarsi; il suo compito, direbbe Rogers, è quello di evitare un “apprendimento insignificante” e imposto dall’esterno e di provocare, invece, un “apprendimento significativo” che coinvolge l’esperienza e che nasce dai processi vitali profondi della persona…” (Dall’Introduzione di Domenico Pisana
“…siamo convinti che bisogna tenere alta la nostra professionalità in una scuola in continuo mutamento, perché ci rendiamo sempre più conto che insegnare bene significa preparare l’alunno alla vita e che gli studenti della scuola dell’autonomia chiedono docenti qualificati e all’altezza del loro compito(…) Noi riteniamo che l’IRC nella progettazione del sistema di istruzione e formazione e dell’offerta formativa abbia un compito essenziale, proprio perché di fronte alle sfide culturali ed educative non si può rimanere indifferenti oppure continuare con il tipo di lezione vecchio stampo ove il monologo continua a resistere rispetto ad un ‘impostazione interattiva e cooperativa.”
(Dall’Introduzione di D. Pisana)
“…Le emergenze educative di oggi esigono docenti motivati e che abbiano una solida conoscenza della propria materia, capacità di metodologia didattica, abilità a stimolare e motivare gli alunni, a organizzare l’insegnamento e l’apprendimento in forma partecipata e ad utilizzare le tecnologie informatiche.
Oggi ci viene dalla società un messaggio abbastanza chiaro: occorre rinnovare la didattica, e per fare questo è necessaria una formazione costante degli insegnanti (…) Ma quale tipo di lezione può favorire meglio, nei vari ordini e gradi scolastici, un positivo e costruttivo apprendimento da parte di un gruppo-classe?
Non certo una “lezione monologo” consistente nel descrivere e nel trasmettere concetti, idee, nozioni; neanche un “insegnamento monologo” con l’aggiunta di un po’ di discussione al fine di dare qualche chiarimento, quanto invece una “lezione problematico – dialogica”, dove il procedere dell’insegna-mento avviene per “questioni”… Procedere per “questioni” significa parti-re da una problematizzazione dell’argo-mento, per seguire con una esposizione degli obiettivi da raggiungere, con la presentazione di contenuti culturali specifici e con l’accosta-mento diretto a fonti e documenti che diano le ragioni di ciò che si studia e si apprende. Problematizzare la lezione consente di superare il nozionismo e di applicare una metodologia interattiva con la classe…”
(Dall’introduzione di Domenico Pisana )
“… Nel quadro delle sfide educative che attraversano la scuola italiana, ci sono alcuni nodi problematici che debbono sicuramente risuonare nella coscienza di ogni comunità scolastica: Chi sono oggi nella scuola i “ragazzi difficili”? Come si possono individuare i ragazzi a rischio, i ragazzi disadattati, i ragazzi delinquenti? Su che cosa fare leva per aiutare il ragazzo a divenire co-protagonista del suo cambiamento? Che cosa significa ri-educare un ragazzo a rischio? Qual è il profilo psicologico e quali sono le peculiarità del bullo? Qual è il profilo psicologico della vittima del bullo? E quali sono le caratteristiche dei genitori che stanno dietro a ragazzi bulli e alle loro vittime? Cosa può fare la scuola , attraverso le varie discipline, per prevenire il bullismo e il disagio giovanile ? E cosa possono fare i docenti, cosa possono fare gli insegnanti di religione, all’interno della classe per questo fenomeno del bullismo?
Quando si insegna bene la religione , che è patrimonio della nostra civiltà, sicuramente apparirà, con tutta pienezza, la sua grande valenza culturale sul piano dell’educazione e della comprensione e acquisizione dei grandi valori umani e cristiani di cui oggi i nostri giovani hanno bisogno di impossessarsi: amore, solidarietà, giustizia, legalità, rispetto dell’interculturalità, dell’ambiente , non violenza , tolleranza, etc.. Nella scuola esiste questo spazio educativo dove questi valori di civiltà trovano corpo e consistenza ed è, propriamente, nei programmi di insegnamento della religione cattolica. L’IRC deve diventare sempre più una disciplina capace di educare istruendo, contribuendo a creare tutte le condizioni essenziali per prevenire disagi all’interno del mondo giovanile e per far sì che gli studenti, nella scuola, “stiano bene” anzitutto con se stessi e con tutte le realtà con cui in essa interagiscono…” (Dall’Introduzione di Domenico Pisana)
<<…Quando si parla di dialogo con i bambini si pensa subito al “modo” con cui parlare per farsi ascoltare e capire; prima di pronunciare “parole” per farsi capire, sembra necessario darsi uno spazio mentale per “capire la situazione”: educare lo sguardo. È comprensibile che negli eventi l’emozione sia così forte che è molto difficile fermarsi e dire: “Che cosa mi succede…”, “Che emozioni sto provando…”.
Nel dialogo con i bambini darsi del tempo, fermarsi prima di pronunciare parola, significa contenersi e “contenere” il bambino. In quello spazio dove io decido di fermarmi per capire, si esplicita il senso dello sguardo educativo, perché io possa formulare queste ipotesi: in che situazione si trova il bambino? Qual è il suo momento evolutivo? Che cosa si aspetta da me? E, soprattutto, come interpretare il suo silenzio? Perché anche i silenzi acquistano significato per chi riesce ad interpretarli nel contesto in cui si presentano. Quando l’educatore si ferma, e dice al bambino stesso :” aspetta un attimo ho bisogno di fermarmi per capire bene”…il bambino tenderà ad imitare quel comportamento nelle altre situazioni…>>
(Dalla prima relazione di Giuseppe Cursio)
“… nella scuola c’è proprio bisogno di questo “scatto di motivazione”. Se c’è motivazione ci può essere successo scolastico; senza motivazione si rischia il fallimento. Docenti motivati possono motivare i propri studenti. La motivazione è infatti ciò che induce un docente ad una determinata azione didattica; è ciò che spinge il comportamento di un docente verso una data meta. La motivazione, insomma, svolge fondamentalmente due funzioni: attivare e orientare comportamenti specifici. E la motivazione non può essere condizionata dal mero corrispettivo economico; questo è importante e va sicuramente tutelato, ma non bisogna dimenticare che la funzione docente è di una responsabilità decisiva perché oggi tra i banchi di scuola noi formiamo le generazioni che dovranno assumersi responsabilità nel prossimo futuro, e ciò che loro saranno dipende anche da noi. Ecco perché auspichiamo questo “scatto di motivazione” ed è importante farsi delle domande:come motivare gli allievi nell’attività didattica? Come suscitare in loro l’interesse ad una partecipazione attiva, fattiva e collaborativa perché comprendano il valore e il senso culturale della religione nella vita dell’uomo e della società? Il docente di religione in che modo può rendere la propria disciplina uno strumento che educa istruendo? Che cosa vuol dire comunicare? Quali sono i fattori che devono caratterizzare il comportamento del docente nella comunicazione educativa? A che cosa vanno incontro nell’attività di insegnamento e apprendimento docenti di religione “permissivi” o al contrario eccessivamente “direttivi”? Quali percorsi curricolari occorre porre in essere perché si posa puntare su una formazione degli allievi in grado di mettere in sinergia “esperienza e saperi? Sono, questi, interrogativi che dovranno riecheggiare nei lavori di questa giornata, con la consapevolezza che spetta al docente di religione fare la propria sintesi personale per favorire in se stesso uno scatto di motivazione e, quindi, di professionalizzazione e innalzamento del livello qualitativo della sua attività didattica…” (Dall’Introduzione di Domenico Pisana)
<<…Non c’è dubbio che l’elemento cruciale in grado di favorire o pregiudicare il processo di apprendimento/insegnamento è l’interazione che si stabilisce in classe non solo tra docente e alunni, ma anche tra gli stessi alunni; interazione che coinvolge molteplici variabili: differenti personalità, atteggiamenti, capacità ed esperienze, nonché diversi stili, modalità e strategie di apprendimento.
Compito del docente è creare il clima idoneo, le condizioni relazionali migliori , non solo per evitare il sorgere di “comportamenti disfunzionali”, ma per porre le basi per un apprendimento significativo e duraturo. Tale clima può essere determinato se il docente nella comunicazione educativa assume una dimensione di “stima-calore-propensione”, nel senso che si pone con un atteggiamento di fiducia, di comprensione e di incoraggiamento nei confronti degli allievi. (…) In questa dinamica relazionale, non c’è dubbio che la Scuola chiede oggi al docente una forte “flessibilità”, ossia la capacità di automodificare l’attività didattica ed educativa, in rapporto alle diverse esigenze e richieste della situazione degli allievi e del contesto socio-culturale in cui operano>>. (Dall’Introduzione di Domenico Pisana)
“… Come valuto la competenza in religione cattolica che il mio allievo manifesta nell’affrontare un compito, nel risolvere un problema che ha relazione con questa disciplina? Non sembri una raffinatezza lessicale la sottolineatura sull’utilizzo della preposizione semplice “in”, deliberatamente scelta in alternativa a “di”; occorre avere consapevolezza che l’espressione “competenze in …” permette di conservare tutta l’interezza e l’unitarietà della competenza personale anche quando ci accingiamo a fare un’operazione puramente logica e didattica di circoscrizione di un preciso campo disciplinare come, ad esempio, la lingua italiana. Facciamo questa operazione, però, nella consapevolezza che la competenza personale che osserviamo esprime sempre l’unità dell’agire di una persona che controlla, fa interagire, feconda reciprocamente, in una parola, usa in maniera personalizzata e non meccanica, le tante ‘discipline’, le tante conoscenze disciplinare che ha acquisito. Avendo ben presente questo passaggio il docente cerca di ‘rin-tracciare’, appunto, i segni, i “tracciati” di conoscenze/abilità ascrivibili alla disciplina che lo interessa. Quando vogliamo valutare competenze personali non facciamo altro che ri-costruire induttivamente, dalle diverse esperienze, le tracce lasciate dalle ‘discipline’, facciamo un’operazione di ‘estrazione’, di setacciamento che presenta una differenza fondamentale dal modo di procedere “tradizionale”: l’astratto lo fa il docente, che non chiede all’allievo di essere lui stesso un’astrazione, proprio perché lo riconosce persona, e alla persona non si chiede di adattarsi alle astrazioni didattiche. La persona è fine, sempre. Per questo possiamo dire che non esistono competenze di …una qualsivoglia disciplina, astratte separate, atomizzate, slegate dall’agire unitario dell’ allievo, ma esiste la possibilità che il docente ritrovi intenzionalmente nell’ agire integrale un particolare sapere disciplinare, nel nostro caso la religione cattolica, e possa vedere come conoscenze e abilità tipiche di questo insegnamento sono state fatte proprie dall’allievo che le utilizza in prima persona in una determinata situazione…” (Dalla prima relazione di Giuliana Sandrone Boscarino )
“La scuola del terzo millennio può dirsi una palestra di educazione alla cittadinanza? I giovani di oggi vedono nella scuola un luogo nel quale possono maturare la cultura dell’ essere cittadini attivi, costruire una esperienza di valori come la solidarietà, l’amicizia, il rispetto dell’altro, la pace, la tolleranza? Ma cosa significa veramente essere cittadini? Si è cittadini quando si adempiono i propri doveri, si partecipa alla vita pubblica, si conosce la legislazione del proprio paese o invece quando si esprime il senso di appartenenza a una collettività? I comportamenti civici attengono più alla sfera privata o a quella pubblica?(…) …nella scuola si può educare ad una cittadinanza attiva e solidale non solo attraverso progetti specifici capaci di interagire con il territorio e le realtà di volontariato, ma anche attraverso i contenuti culturali delle varie discipline oggetto di insegnamento, che devono far cogliere le varie facce della cittadinanza.
La cittadinanza è un valore etico che lo studente deve anzitutto cogliere, metabolizzare, pensare, apprezzare nella sua valenza culturale; i docenti hanno nella loro programmazione didattica tante possibilità per formare gli studenti ai valori dell’impegno sociale, del dono, della gratuità e della condivisione nei confronti delle fasce più emarginate e più deboli della società coniugandoli con comportamenti ed atteggiamenti di impegno personale. L’IRC diventa veramente una palestra di cittadinanza quando mette i giovani nelle condizioni di “sapere comprendere” l’importanza della cittadinanza come fatto etico, di “sapere essere” uomini solidali”, e di “saper fare” gesti concreti di cittadinanza attiva e di solidarietà verso l’altro” (Dall’Introduzione di Domenico Pisana)
“… non si può nascondere che nell’uso del web e dei nuovi media in genere esistono, nella pratica didattica, difficoltà di diversa origine e natura: gestionali, organizzative, economiche, psicologiche e culturali, spesso strettamente correlate tra loro.
Spesso gli insegnanti più disponibili animati da passione per una didattica centrata sui nuovi media, toccano con mano quando sia difficile un percorso in questa direzione per la scarsità di fondi per l’acquisto e per la manutenzione delle attrezzature multimediali. E poi, non si può sottacere il fatto che nella scuola italiana l’orario scolastico risulta essere ancora poco adatto (e difficilmente adattabile!) all’uso delle tecnologie, se non prevede, ad esempio, possibilità di compresenze degli insegnanti.
Un altro ostacolo, forse il principale, può provenire dagli stessi insegnanti, molti dei quali , per vari motivi, appaiono contrari alla multimedialità o si sentano inadeguati e impreparati. E senza la collaborazione tra i docenti, l’uso delle tecnologie è davvero problematico!(…)
Per un insegnamento della religione che sia disponibile all’utilizzo dei nuovi media e all’uso del web, è fondamentale essere disposti poi a rivedere il proprio ruolo di docenti.
E’ oramai un dato acquisito il fatto che è definitivamente tramontata la figura del docente depositario e trasmettitore esclusivo del sapere, in ragione del fatto che le informazioni sono facilmente disponibili in rete e su altri media; l’insegnante deve sempre più configurarsi come colui che educa istruendo, come un educatore che facilita il processo di formazione…” (Dall’Introduzione di Domenico Pisana)
“… Non c’è dubbio che le innovazioni tecnologiche – come, tra l’altro, qualsiasi innovazione – hanno da sempre destato nei docenti sentimenti e pensieri contrastanti.
C’è infatti chi vede nelle NT quasi un “toccasana” della didattica, c’è, al contrario chi non le esalta per nulla, anzi ne prendono le distanze nonostante il sollecito all’uso da parte di tutte le fonti ministeriali e dei centri di formazione della professionalità docente.
Certo, se è vero che molte volte l’uso delle NT è segnato dall’improvvisazione nel loro uso didattico, soprattutto da parte di chi, ingenuamente, pensa che sia sufficiente adoperarle in qualsiasi maniera, è altrettanto vero che le NT stanno cambiando il modo di insegnare e il modo di apprendere, ma, chiaramente, non sono un rimedio a tutto, e non servono in assenza di qualcuno che dia loro contenuto e valore.
Bisogna ricordare che le NT hanno solo un valore di tramite tra il docente e lo studente, finalizzato al miglioramento dell’insegnamento e alla esaltazione delle possibilità di apprendimento. Le tecnologie possono contribuire a ridefinire il ruolo dell’insegnante, ma ciò non significa che egli venga escluso dal processo; egli mantiene, infatti, la sua specificità e la sua essenziale importanza. Il primo dato che , dunque, non occorre mai dimenticare è che le NT sono solo uno strumento che viene messo a disposizione dell’insegnante e dello studente per facilitare il processo di insegnamento/apprendimento, ma senza una adeguata formazione metodologica circa il loro uso, c’è il rischio che possa concretizzarsi in un fallimento…” (Dall’Introduzione di Domenico Pisana)